martedì 27 ottobre 2009

Maestro Nolano perchè sei così lontano?



FF.BB
...alternanza o ripetizione?



Ombra profonda siamo;
non tormentateci, o inetti.
Non voi richiede un'opera così seria, ma i dotti.
(Giordano Bruno, De umbris Idearum)


Quanto più depresso,
quanto è più l’uom di questa ruota al fondo,
tanto a quel punto più si trova appresso
che da salir si de’ girar il tondo:
alcun sul ceppo quasi il capo ha messo,
che l’altro giorno ha dato legge al mondo.

(Giordano Bruno, Spaccio de la bestia trionfante)

giovedì 22 ottobre 2009

La belle dame sans merci



John William Waterhouse, La belle dame sans merci



Che cosa ti tormenta, armato cavaliere
che indugi solo e pallido?
Di già appassite son le cipree del lago
e non cantan gli uccelli.

Che cosa ti tormenta, armato cavaliere,
cotanto affranto e così desolato,
riempito è già il granaio dello scoiattolo,
pronto è il raccolto.

Vedo sul tuo cimiero un bianco giglio,
umida angoscia, e del pianto la febbre
sulle tue gote, ove il color di rosa è scolorito
troppo rapidamente.

Una signora in quei prati incontrai,
lei, tutta la bellezza di figlia delle fate aveva,
chiome assai lunghe, e leggeri i suoi piedi,
ma selvaggi i suoi occhi.

Io feci una ghirlanda pel suo capo,
e pur bracciali, e odorosa cintura;
lei mi guardò com' avria fatto amore,
dolcemente gemette.

Io mi stetti con lei, sul mio cavallo
al passo, e nessun altro vidi in tutto il giorno;
seduta di traverso modulava
un canto delle fate.

Lei procurò per me grate radici,
vergine miele e rugiadosa manna,
e in linguaggio straniero poi mi disse:
- Io t'amo veramente.

Nella grotta degli elfi mi condusse,
e lì lei pianse, e sospirò in tristezza,
ma i suoi barbari occhi io tenni chiusi,
con quattro baci.

Ivi lei mi cullò, sino a dormire,
e lì sognai: sia maledetto l'ultimo sogno
fantasticato lì sul declivio
del freddo colle.

Vidi principi e re, pallidamente,
scialbi guerrieri smunti, color morte erano tutti
e gridavano a me: - La bella dama che non ha
compassione, t'ha reso schiavo!

Le lor livide labbra scorsi nella penombra,
che m'avvertivano: - L'ampia voragine orrendamente
s'apre! - Allora mi svegliai, e mi scopersi qui,
sopra il declivio del freddo colle.

Questo è accaduto perché qui rimasi
solo, senza uno scopo ad attardarmi,
pur se appassite fosser le cipree
e gli uccelli del lago non cantassero.

(John Keats, La belle dame sans merci)

giovedì 15 ottobre 2009

Anticlericalismo vampirico









L'individuo.
Entrambi se ne fanno almeno un "calice" al giorno...

Il gruppo.
Non si sa - nel corso dei secoli - chi se ne sia macchiato in misura maggiore...

L'azione.
...Ruini, da come ti guarda il collo, non starei tanto tranquillo...

mercoledì 14 ottobre 2009

Berenice

(...) io sedevo (e sedevo solo, così almeno credevo) in un angolo remoto della biblioteca, allorchè alzando gli occhi mi accorsi che Berenice mi stava di fronte. Era frutto della mia immaginazione eccitata, o della influenza nebbiosa dell'atmosfera,o del crepuscolo incerto della stanza, o erano forse i grigi panneggi che cadevano in pieghe attorno alla sua figura, che provocavano in questa un aspetto così vacillante e vago? Non saprei dire. Ella non proferiva parola, e io... neppure con uno sforzo sovrumano sarei riuscito a pronunciare una sola sillaba. Un brivido di ghiaccio mi corse per le ossa; mi sentii oppresso da una sensazione d'insopportabile angoscia; una curiosità divorante mi pervase l'anima, e ricadendo all'indietro sulla sedia rimasi per qualche tempo immobile e senza fiato,gli occhi fissi sulla sua persona.
Ahimè! La sua emaciatezza era estrema, e in tutto il suo aspetto non vi era più neppure una lontana traccia dell'antica creatura. Alla fine il mio sguardo bruciante si posò sul suo viso. La fronte era alta, pallidissima, stranamente serena; e i capelli un tempo color del giaietto ricadevano parzialmente su di essa adombrando le tempie cave d'innumerevoli riccioli ora di un giallo vivo e sgradevolmente discordanti nel loro fantastico aspetto con la malinconia predominante nelle sembianze di lei. Gli occhi erano senza vita, opachi,apparentemente privi di pupille, e io mi ritrassi involontariamente dalla loro vitrea fissità per contemplare le labbra sottili, affilate. Queste si aprirono, e in un sorriso di particolare significato i denti della mutata Berenice si dischiusero lentamente ai miei occhi. Volesse il cielo che io mai li avessi veduti, o che dopo quell'attimo in cui io li vidi fossi morto!
Il rinchiudersi di una porta mi disturbò, e allorchè alzai lo sguardo mi accorsi che mia cugina era uscita dalla stanza. Ma dai recessi del mio cervello alterato non era, ahimè, uscito, nè mai ne sarebbe stato scacciato, il bianco, terrificante spectrum dei denti. Non una macchiolina sulla loro superficie, non un'ombra sul loro smalto, non un'intaccatura nei loro orli; ma che cosa quell'attimo del suo sorriso non era bastato a imprimere nella mia memoria! Io ora li vedevo con minore possibilità di equivoco di quanto li avevo veduti allora. I denti! I denti! Essi erano qui, e lì, e dovunque, e visibili e palpabili dinanzi a me; lunghi, stretti, innaturalmente bianchi, con le pallide labbra arricciantisi su di essi, come nel momento stesso del loro primo spaventoso sviluppo.


da Berenice, Edgar A. Poe

lunedì 12 ottobre 2009

Lasciami entrare...


... che più o meno è quello che ogni sentimento, sia esso amore, rabbia, paura o quant'altro, chiede prima di impossessarsi di noi. Che significa che la "possessione" è sempre e comunque una scelta e quindi è il posseduto (dall'amore, dalla rabbia, dalla paura, ecc.) che "apre la porta" ad un altro se stesso e lo lascia entrare, gli dà il permesso di uccidere - spesso - il vecchio sè, di succhiargli il sangue per vivere.

Eli ha 12 anni ed è come Oskar, ma ha 12 anni "... da molto tempo". Eli è un angelo oscuro, quasi asessuata (un ermafrodito tanto tempo prima?), non sente freddo ma è più viva di tutte le tristi figure che abitano la notte svedese dei sobborghi. Oskar sembra un angelo, con il caschetto biondo e gli occhi azzurri, ma cova rabbia e rancore verso i propri aguzzini, verso un padre assente e alcoolizzato che non sa (per fortuna) spiegargli le differenze tra uomini e donne.

In questa storia fantastica, per il bene di tutti, davvero, l'unica strada è lasciar entrare l'amore...




lunedì 5 ottobre 2009

Nick Ancestrale



Direi quasi perfetto... un po' di latte + e il gioco è fatto per diventare arancia...

Di ritorno da Gent e Brugge



Jan van Eyck (ca. 1390-1441) l'Agnello mistico, San Bavone, Gent




"The Old Chocolate House" - Mariastraat, Brugge