Ieri sera ho visto "Il cattivo tenente" di Herzog, con Nicholas Cage. Mi sono divertita, soprattutto perchè NON è un remake dell'omonimo film di Abel Ferrara, quello con Harvey Keitel. Film, quello, che mi era piaciuto un sacco e che avevo visto per caso in TV alle 3 della mattina tanti anni fa (il film è del 1992). "Il cattivo tenente" di Herzog è proprio un altro paio di maniche. Siamo nella New Orleans post-Katrina, città devastata fisicamente e moralmente, proprio come il protagonista, il cattivo tenente. Cage non è luciferino come Keitel ma completamente umano. Se il tenente di Keitel era l'abbandonato da dio che sprofonda nell'abisso di dolore dell'odio e della solitudine, quello di Cage è uno strafatto figlio di puttana che incarna l'ingiustizia del nostro mondo ma anche la sua ampia riserva di speranza. Un mondo nel quale vince chi racconta balle (per ben due volte il nostro sale di grado e fa la figura dell'eroe) e chi fotte il prossimo (e non solo in senso metaforico). Ma anche un mondo nel quale restano piccole isole d'amore, così che il cattivo tenente di Herzog è anche l'uomo amato da dio proprio perchè debole, il figliol prodigo, colui per il quale si uccide il vitello grasso.
Simpatiche le scene di allucinazione psichedelica e l'idea finale che valga davvero la regola "una vita per una vita"...
Simpatiche le scene di allucinazione psichedelica e l'idea finale che valga davvero la regola "una vita per una vita"...
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