domenica 22 marzo 2009

Interludio

Confusione è parola inventata per indicare un ordine che non si capisce. Mi piace indugiare su questo periodo in cui le cose prendevano forma, perchè l'ordine, a comprenderlo, dev'essere stato abbacinante.

Henry Miller - Tropico del Capricorno

sabato 21 marzo 2009

Nota di demerito (scherzo in forma di dialogo)

Ormai vecchi, il Principe e l’Arcangelo che lo sconfisse si ritrovano a parlare dell’antica battaglia e della caduta agli Inferi di Lucifero:


ARCANGELO:
Ricorda il nome antico
nemico mio.
Quasi come Dio splendevi
oltre le nubi che qui t’avvolgono
mentre soffochi d’orgoglio
appeso al bordo dell’eterna scommessa.
Ricorda il tuo nome
e l’originaria fratellanza
per me che ti amavo
e chiusi il passo
alla tua ignobile speranza.

LUCIFERO:
Nutro un odio capovolto.
Di chi è stato il tradimento?
Mio, o di chi nascose il volto
preferendomi al tormento
di un pesante fallimento?


ARCANGELO:
Ricorda il nome antico
nemico mio
e la battaglia che ci divise.
Per sempre in campi avversi:
l’Angelo Disperso
e la sua ombra
che non è tenebra
ma abbraccio e pace
e, un giorno, per te
la luce.


LUCIFERO:
Di te con me
una parte allora cadde
nel tuo precipitarmi muto
senza che una sola parola
varcasse il confine del giardino
- delizia mortale -
schianto definitivo
privo di compassione
era il tuo sguardo di fiamma
in cui io lessi l’eterna condanna.
Quale perdono invocare
se non aspettare il tuo ritorno...
Come tu dici.
Sarà la luce un giorno
la morte dell’inganno
ripareremo, un giorno
a questo antico danno
ma entrambi lo sappiamo
che poi sarà la fine
saremo risucchiati da viscere divine.



ARCANGELO:
La fine è il nostro premio
perché non lo comprendi?
La fine della guerra
di inutili tormenti
riposeremo insieme
vincitori e vinti
liberi da divise
desideri e istinti...


LUCIFERO:
Lo feci per la Vita
ché le sono necessario.
Qual senso ci sarebbe
senza un Avversario
a ridere, sperare e
in fondo, anche amare
se non ci fosse morte
dolore e debolezza
sapresti ritrovare
le tracce di grandezza
in questo mondo immemore
d’ataviche battaglie
per luoghi chiusi all’anima
dai ponti per il cielo
luoghi d’un altrove andato
celato nel suo velo.
E noi e i nostri eserciti
non serviremmo alcuno
né tu l’immenso Spirito
né io l’astuto Nulla.

ARCANGELO:
“Non serviam”
così hai detto
e tale è il tuo peccato.
L’aver scordato il nome
che un tempo ti fu dato:
Lucifero, la folgore
che irrompe nella notte
la sacra luce limpida
al centro della fronte
per chi nel buio affonda
per la creatura nuda
fu dato a te quel nome
che adesso fa paura.
Ritorna alla tua essenza
riscopri la potenza
che ancora in te è presente
ricerca la scintilla
non ti piegare al Nulla.
Bellissimo Diamante
sorgi dal nero abisso
lasciati dietro l’odio
l’angoscia del tuo gesto.
Non sono te a combattere
ma questa larva oscura
che imbriglia la tua mente
un tempo così pura.
La gemma in una coppa
da allora io conservo
la pietra a te strappata
perché non fosti servo
del compito più saggio,
dare le ali all’Uomo
e sciogliere il miraggio
di un’esistenza futile
macchiata dalla morte
divisa dallo spirito
schiacciata dalla sorte.


LUCIFERO:
Inganno chi mi chiama
chi fa della sua brama
inganno ben peggiore
e non si vede attore
su questo vecchio palco
calcato da millenni
chi non accetta il viaggio
e scambia il suo passaggio
per attimi perenni.
Ma può l’uomo, se vuole
fissare a lungo il sole?
Saprà fermare l’occhio
piegare il suo ginocchio
di fronte a tanta luce
...o invece invocherà
la tenebra infinita
a prezzo della vita
per l’arido potere
che qui già può godere?
Sperare in un futuro
che resta così oscuro
non è un errore, forse...
Ma certo qui non paga
e tu, splendente Angelo
sei forma troppo vaga
ai sensi della mente.
Ma io che lo governo
conosco questo mondo
poiché ne sono il perno
infisso nel profondo.
La Legge che gli diedi
è quella del Mercato:
se hai di più vorrai
finché non sei svuotato
e inutile per tutti
verrai sostituito
venduto e poi annientato
da me e dai tuoi simili
che sempre t’han mentito.


ARCANGELO:
Astuta è la tua immagine
ma vuota nel suo interno
così come il potere
sul freddo e chiaro inferno
su questa tua voragine
di odio e sofferenza
che trema se soltanto
risorge una coscienza.

E a quanti di voi ascoltano:
sognate con coraggio
sì che il Nemico antico
recuperi il suo Raggio
e che la terra veda
la morte del serpente
se vi si specchia il volto
d’un Angelo splendente.

sabato 7 marzo 2009

Nessun titolo

Senti la tua
candida pelle
leggera, imbelle
legata a tante
aride carezze,
pura e imbrattata,
sola e battuta
e tu lì
a girare nella stanza
come una suola
nella notte solitaria
con l'aria di coloro
che non sanno
ma amano
e amano il danno
l'affanno dei giorni solitari
- hei, amico, che ti pare? -
Tu sei sempre là
dove appare
l'anima di un qualunque mito
trito e ritrito
il giogo, il luogo, il rogo
Fai, vai a fondo
non ti fermare
guarda quanto è profondo il tuo cadere
e risalire. Lei giace
e tu sei debole
lecito il battito e piccolo
il lascito.
Uomo, nuota e bevi
ma non smettere
di respirare

mercoledì 4 marzo 2009

Il giorno dopo la felicità

Dovevo pure io scendere dalla cima della felicità. Non me l'immaginavo così avventurosa. Anna era stata una tempesta e io desideravo che non la smettesse. Non volevo il ritorno al sereno. Che me ne facevo del riparo da lei? Se n'era andata, era passata oltre a scaricare la sua energia violenta. Il giorno dopo la felicità ero un alpinista che sbandava in discesa.

Erri De Luca, Il giorno prima della felicità

lunedì 2 marzo 2009

Conditum paradoxum

Conditi paradoxi compositio: mellis p. xv in aeneum uas mittuntur, praemissis uini sextariis duobus, ut in coctura mellis uinum decoquas. Quod igni lento et aridis lignis calefactum, commotum ferula dum coquitur, si efferuere coeperit, uini rore conpescitur, praeter quod subtracto igni in se redit. Cum perfrixerit, rursus accenditur. Hoc secundo ac tertio fiet, ac tum demum remotum a foco postridie despumatur. Tum piperis uncias quattuor iam triti, masticis scripulos III, folii et croci dragmae singulae, dactilorum ossibus torridis quinque, isdemque dactilis uino mollitis, intercedente prius suffusione uini de suo modo ac numero, ut tritura lenis habeatur. His omnibus paratis supermittis uini lenis sextaria xviii. Carbones perfecto aderunt (duo milia).

Ricetta del vino meraviglioso speziato: si mettono 15 libbre di miele nel vaso di bronzo, dove precedentemente sono stati versati 2 sestari di vino di modo che il vino si riduca durante la cottura del miele. Si fa scaldare su un fuoco dolce di legna ben secca e durante la cottura si mescola con un bastoncino; se ricomincia a bollire si rompe la bollitura con una spruzzata di vino, ma il liquido cessa di bollire anche quando lo si toglie dal fuoco. Quando si è raffreddato lo si rimette sul fuoco, si procede così per due o tre volte. Alla fine lo si toglie dal fuoco e lo si schiuma il giorno successivo. Allora si aggiungono 4 once di pepe tritato, 3 scrupoli di mastice, 1 dracma di foglie di nardo e 1 di zafferano, 5 noccioli tostati di datteri e i datteri ammollati nel vino; s'innaffia dapprima con vino di qualità e in quantità sufficiente affinchè l'impasto risulti dolce. Compiuta questa operazione, si versi sul tutto 18 sestari di vino dolce; si metteranno poi nel composto ottenuto i carboni ardenti (2000).

Apicio, De re coquinaria (L'arte culinaria)