mercoledì 13 ottobre 2010

L'imbalsamatrice... intervistata da Laura

Ecco un estratto:

Un altro tema de L’imbalsamatrice è l’amicizia tra donne, una rete solidale cui si può far ricorso in ogni momento, un porto sicuro. Quanto è importante, secondo te, che possa rappresentare anche uno spazio di leggerezza?

In realtà le donne dell’Imbalsamatrice assomigliano anche agli uomini, mi piaceva l’idea di creare dei personaggi ibridi, indebolendo il genere sessuale e mantenendo vivi i temperamenti. Lisa, N., Silvia, Beatrice potrebbero essere anche dei ragazzi, non hanno aneliti particolarmente femminili. La leggerezza invece è precisa e ambigua allo stesso tempo, com’è scritto a un certo punto nel romanzo: Gli escrementi sono l’unico indizio di una dimensione interiore degli uomini, credo l’abbia detto Lacan, non proprio con questa formula. Questo per dire che il profondo viaggia in superficie, ci conosciamo tramite l’esterno, non l’interno, ma la “profondità”, nel linguaggio comune, con tutte le sue derive moralistiche, è uno di quei miti che mi stanno sulle palle. Tutti vogliono essere profondi, interiori, spirituali senza capire che la “leggerezza” è ciò che di più profondo abbiamo a disposizione, anche perché dà per acquisite e superate tutta una serie di analisi introspettive. È un passo in più, non in meno.


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