giovedì 26 novembre 2009

Trst je naš!

Alla prima di “Trst je naš!”

L’articolo è di Margherita Gianessi

"Il corto sloveno “Trst je naš!” del regista laureando Žiga Virc si è rivelato essere una spassosa presa in giro della nostalgia di un padre sloveno per il maresciallo Tito e i tempi della resistenza partigiana. Il sedicente comandante Franz (interpretato da Gojmir Lešnjak) tormenta moglie e figlia con le sue rievocazioni storiche della guerra dei partigiani titini contro i tedeschi nel tentativo di “liberare” Trieste. Il suo più prezioso amuleto è una “titovka”, il berrettino partigiano con la stella rossa regalatogli dal padre. La sua devozione è tutta rivolta ad un busto di Tito che venera con ceri accesi. Il suo disco preferito è la registrazione di un celebre discorso di Tito dove incita i suoi alla volta di Trieste: Trst je naš!. La moglie di Franz assiste paziente ma contrariata alle stranezze del marito. La figlia Mateja, che non conosce neanche una canzone partigiana, tollera con sufficienza le nostalgie ossessive del padre. Finché, tra i prati e i cavalli della campagna slovena, qualcosa scatta. Mentre il padre è sorpreso dalla polizia durante i suoi giochi di guerra e rischia guai seri, la figlia galoppando accorre a salvarlo: nelle sua mani sventola la bandiera Jugoslava. Trieste è liberata solo simbolicamente, ma Franz può dirsi orgoglioso di aver trasmesso alla figlia la coscienza del loro passato.

Dimentichiamo per un momento le polemiche che hanno imperversato intorno alla realizzazione di questo film e cerchiamo anche di fare un discorso disgiunto dalle tragiche vicende che hanno segnato la questione di Trieste alla fine e dopo la seconda guerra mondiale. Cerchiamo piuttosto di capire quello che un film comunica della cultura di cui è portatore, in questo caso della cultura slovena. A primo impatto si intuisce che la percezione storica della Slovenia su questi fatti è molto diversa da quella italiana. Se da parte italiana le rivendicazioni jugoslave su Trieste sono un tentativo di conquista, dall’altra parte la retorica jugoslava incitava alla liberazione di Trieste dai tedeschi. Certo, aggiungendo “Trst je naš”, “Trieste è nostra”. Ma ricordiamo che se un fatto storico è oggettivo, la sua interpretazione e la sua percezione sono molto soggettivi. Quello che noi studiamo come l’armistizio dell’8 settembre, in lingua tedesca viene significativamente definito Kapitulation (resa). Il film, da parte sua, sembra piuttosto comunicare, attraverso la sua caricatura, una coscienza storica che la Slovenia deve condividere con la ex-Jugoslavia.
Tornando invece all’accesa polemica che ha scatenato “Trst je naš”, il film è stato accusato dall’Unione degli Istriani di “istigazione all’odio razziale” e di essere una “complessa operazione di recupero dell’”epopea titina”. In realtà nel film si vedono degli Sloveni nostalgici inscenare una finta guerra di liberazione contro i Tedeschi, e nessuna azione contro gli Italiani.
Neanche durante la proiezione della prima si è assistito a rimostranze anti-italiane da parte del pubblico, e nemmeno ad incitamenti filo titini o nostalgici di quel periodo. Certo può rimanere il dubbio che una certa strumentalizzazione politica del film si sia fatta. I finanziamenti statali, la decisione della Rtv di diffonderlo, la scelta della prima proiezione a Sesana al confine con Trieste, il titolo provocatorio e che nulla lascia intendere sul contenuto ironico del film fanno un po’ insospettire. Sarebbe stato però più opportuno un atteggiamento cauto da parte italiana nei confronti di un film prima della sua visione, e la dichiarazione di Frattini non ha fatto altro che alimentare il tamtam mediatico. Se un intento provocatorio da parte slovena c’era davvero, un po’ più di riserbo italiano avrebbe contribuito a smorzarne la portata."


Venerdì vado a vederlo (o almeno ci provo) a Scuola Interpreti. Penso che sia un dovere civile. Contro le strumentalizzazioni politiche e chi fomenta gli odi tra etnie diverse. Ancora in questa città, dopo 60 anni.

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