Ma che vita Ma che vita! Son ringiovanita: vado a dormire all’alba dopo una notte passata a ballare mi sono anche rimessa a fumare più per stanchezza che per insicurezza… …e tengo il piede in due staffe ho due ragazzi, uno lo conosco da appena un mese ma lo si vede che ha già tante pretese, e mi reclama nel cuore della notte, non gliene importa che l’altro sia più forte Ma sono simili hanno la stessa bocca, amano il jazz e la velocità …è come ai tempi dell’università!
Lo sciogliersi dei giorni trasporta sentimenti passeggeri in vuoti d’anime scavate da mattini brevi consunte da pensieri in gorghi sterili per una storia affatto nuova i cui angoli ammuffiti ricevono i colori intiepiditi di questa rinsecchita giovinezza preda consenziente di orgasmi telematici e stermini scolastici. Tempo che non cerca nuove terre accorcia le distanze e stende lacci equatoriali emostatici sulle braccia di un mondo che non ha più viscere da rodere al fratello debole. Si leva fredda l’alba sulla città di fine millennio i musi di uomini e gatti nella spazzatura cercano residui e ricordi di vite vissute da altri mentre il TG delle 20 soddisfa la nostra fame di notizie. Così è passato un altro giorno. Così è passato un altro giorno.
Partirò lasciando porte chiuse dietro ogni rimpianto docile al ricordo bagnato dal mio latte di mandorla al cianuro. Sarò il viaggiatore che non fa ritorno eterno debitore dell’ovulo feroce della nuova era. Svestirò la mia paura in tanti fili quanti ne siano i motivi e i volti sotterranei di illusioni travestite da realtà confezionate e crederò che ci sia ancora vita in queste terre desolate lontana, ormai, dalle vecchie promesse seccate dal tempo in sottili pagine di quotidiana indifferenza come se amare fosse nulla o davvero troppo.
Nulla è più facile che illudersi. Perché l'uomo crede vero ciò che desidera. (Demostene)
Il desiderio di dare vita ha spinto Dio a generare il mondo; il desiderio di poter morire ha spinto l'uomo a stendervi sopra un velo. Non possiamo creare figli a nostra immagine e somiglianza, eppure ce ne illudiamo.
Vipere vampire Parla parla e quello che hai perso non tornanemmeno per poco - quasi un addio - il tempo di polveresul ciglio divora ogni volto che incontra strisciando nell’ombra
Pensa pensa e il cervello ti scende dall’ultimo morso al cuore con zampe leggerema unghie affilate Non serve altro! Rivolta soltanto tutto il tuo essere e ricomincia...
Il peso della realtà. Quanto contano le illusioni? Potremmo vivere senza illuderci? I desideri nuotano come girini nello stagno dell'illusione.
La città degli angeli
Ogni desiderio ha un posto in questa notte ardente non tenera ma viva e nelle ossa preme la voglia della pelle ambrata e forse inutile pagata per tre ore. Ormai ho già ballato seguendo tempo e mandorle aperte - oscure ghiandole accanto al fiume lento e opaco steso sul corpo di cento prostitute. E nera è questa notte di lucidi capelli asiatici alghe intorno a polsi morbidi e in preghiera quando anche il male riposa e sogna una donna di Bangkok
I morti non hanno colore. Non sono rossi. Non sono neri. Non sono bianchi. Non sono; anche se qualcuno direbbe che sono "diversamente vivi" (per non offendere nessuno, per il politically correct). In questo Paese l'assenza di colore ormai sta desertificando ogni coscienza. Questo è il motivo per cui non ce ne facevamo niente di una Sinistra Arcobaleno.
Vietnam house
Tremavo di febbre una sera a Saigon sotto lo sguardo di un vecchio garçon. Malora, malaria, matura l’ora Ho Chi Min City non fa più paura - Miller, Morrison, Murray e Newman mangiano ancora riso e verdura.
Vietnam House ha i suoi camerieri che servono tè in coppette con fiori e foglie, rondini, nuvole e libellule – fanciulle con ali al posto delle braccia ragazzi airone, bambini senza faccia, villaggi illuminati dall’ultimo santone: mutilazioni e ustioni dell’Agente Arancione.
Tremavo di febbre nella mia stanza fantasmi balordi sparavano a oltranza Un uomo gridava dal suo nascondiglio “Bastardo di un Johnson, fottuto coniglio!”
Se solo sapesse, l’amico già morto che dopo decenni la pace è un ricordo, che ancora si porta con armi e violenza la democrazia e la vecchia speranza “…di essere liberi cittadini e sostenitori” di telepadroni e petroldittatori.
Piccoli rimorsi La mia casa ha un giardinocon foglie di vetroe fiori di carbone i glicini succosi come bocche e le rose truccate da puttane. Mi sorridevano diversiquand’ero piccola seduta sulle scaleper le corse, i giochie le cadute che si ripetono sempresì, anche da grandi e non sono più pugnali di plastica ma vere spine velenose lanciate dalle stesse rose sputate dalle bocche dei glicini con la solita filastroccadi chi ricorda e chiede: - Perché sono arrivata qui? -
Poi abituati a pensare che la morte non costituisce nulla per noi, dal momento che il godere e il soffrire sono entrambi nel sentire, e la morte altro non è che la sua assenza. L'esatta coscienza che la morte non significa nulla per noi rende godibile la mortalità della vita, senza l'inganno del tempo infinito che è indotto dal desiderio dell'immortalità. Non esiste nulla di terribile nella vita per chi davvero sappia che nulla c'è da temere nel non vivere più. Perciò è sciocco chi sostiene di aver paura della morte, non tanto perché il suo arrivo lo farà soffrire, ma in quanto l'affligge la sua continua attesa. Ciò che una volta presente non ci turba, stoltamente atteso ci fa impazzire. La morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi. Non è nulla né per i vivi né per i morti. Per i vivi non c'è, i morti non sono più. Invece la gente ora fugge la morte come il peggior male, ora la invoca come requie ai mali che vive. (Epicuro)
Circa una settimana fa sono stata operata in anestesia generale. Un intervento banale, breve, e neppure il primo della mia vita. Eppure, quando hanno iniziato a trasportare il letto con me sopra verso la sala operatoria ho incominciato a tremare. Prima leggermente, sotto il lenzuolo. Poi più intensamente, mano a mano che ci avvicinavamo alla sala e gli infermieri cercavano di distrarmi parlando del panorama che potevo vedere dai finestroni. Erano i brividi dell'animale terrorizzato, la pupilla fissa del cervo braccato. L'unica idea che mi rimbalzava in testa era: posso morire. Il fatto è che non ci sono mai controindicazioni alla morte, come in qualsiasi altro momento della vita. Mi sono spostata sul lettino verde; il chirurgo era fuori dal mio campo visivo ma lo sentivo parlare. Scherzava con me, senza farsi vedere, e io pensavo: "puoi anche farti guardare in faccia...tanto se ci resto non posso certo venirti a cercare...". Poi mi hanno infilato un ago nel dorso della mano sinistra. Sedativi. Pre-anestesia. Rilassati. Ossigeno. Respira a fondo. Uno - due - tre. Buio.
Usciva da una bottiglia ancora addormentato veloce stava seduto le ali aperte come un foglio bianco e gli occhi due piatti di genziane serviti a sentire tutto il nostro male. Giovane eterno vagito universale sul legno inchiodato di un palco travestito la sera della commedia: le assi levigate di mille e mille versi i passi di note tragiche e indiavolate a stendersi lenzuola d’inchiostro blu messe ad asciugare al sole e laggiù l’invisibile adolescente terribile animale di razza - ho anch’io il mio tesoro nascosto nella neve lontana e la finestra illuminata oltre la tenda che l’angelo trapassa sorride e affonda le dita al petto del poeta oppiomane - muta melodia mortale - irradiata dal centro cometa in una bara sigillata e non di vetro. Usciva da un cimitero di lune e manicomi attento a non far rumore colore acceso dalla pioggia su campi e corpi di guerrieri - le ali dure come lame di baionette perse accanto al fiume. Ho le ali intrise di veleno nero marino oceano viscido nelle stagnanti accademie di lettere & dollari decani malati scrivono perfetti falsi d’autore: la Musa Sorda non ricorda le parole.
Esce ancora l’angelo bambino nella stanza che inghiotte caramelle e fiele e giochi d’incompiuti fantasmi nucleari rinati e spenti nella memoria d’un giorno. Piramide che cerca la sua stella sul fondo di clessidra nel caos primordiale di uno status metropolitano incauto - incauto assorbimento di sperma e aspirina - trovo nella mano i nostri segni cuciti alla fine tra immagini e linee palpebre aperte per un po’ di luce.
Nan balla sotto una luna al neon Nan ha bevuto un po’ – “per essere moderna” Nan indossa un bikini invisibile e si è rifatta il seno Nan è bella ma vorrebbe essere bionda Nan sale in camera mezzora a 500 baht Nan aspetta un farang con i soldi Nan danza con me sulla pedana del gogo bar Nan sono io, tutte le volte che le offro un gin.
Alice varca lo specchio dei suoi incubi ed entra nella realtà dal backstage...Terry Gilliam ha fatto un film bellissimo (ispirato dall'omonimo libro di Mitch Cullin), Tideland - Il mondo capovolto, che ho visto un paio di sere fa. Una favola noir struggente, visionaria e terribilmente vera.